martedì 16 aprile 2013

E ora ti modero io!



Ogni tanto devo farlo anche io, devo esprimermi a riguardo della politica del nostro caro Paese nonostante non mi piaccia particolarmente. Non mi piace perché le mie idee sono spesso molto distanti da ogni retorica che ci viene propinata ogni giorno e non voglio che qualcuno venga a inserirle a tutti i costi entro certi paletti.

L’argomento di questo breve (come di consueto) post riguarderà quello strano animale da seggio, il quale da alcuni anni a questa parte viene corteggiato da ogni corrente politica: il Moderato.

Prima di tutto cerchiamo di capire come possa essere un Moderato, esso sarà sicuramente portatore della qualità della moderazione, qualità che, secondo il mio economico e malconcio dizionario, rappresenta la virtù di che è moderato; sobrietà, temperanza, che si contiene entro giusti limiti.
Eccola la parola magica: i Limiti! Ma a quali limiti si appellano i partiti politici?
Il primo limite, da me individuato, è la memoria: deve essere limitata, anzi limitatissima, non deve poter ricordare le parole utilizzate fino a pochi mesi prima che dicevano il contrario esatto di quello che viene detto oggi, perché solo le incantevoli parole di oggi sono valide.
Il secondo limite deve essere, evidentemente, di coscienza: il buon Moderato ha coscienza solo di quello che succede nel proprio giardinetto di casa, probabilmente vive in una bolla di sapone dove i suoi problemi riguardano la collettività mentre i problemi della collettività non lo riguardano affatto, gli schiava come si schiva un escremento di cane sul marciapiede, nella più totale indifferenza e col viso leggermente contratto in una espressione di disgusto.
Il terzo limite, che forse rappresenta la causa degli altri due, è il tempo. Il Moderato ha un tempo limitato, non può perderlo ad informarsi, non può fermarsi a riflettere un momento su quello che gli accade intorno è sempre e costantemente impegnato in faccende più importanti, come lavorare, se ce l’ha, dibattere sull’ultima azione dell’attaccante della domenica o sulla acconciatura di quella starlette tanto amata oppure delle prossime ferie a rate che passerà in uno dei tanti paradisi dell’abusivismo selvaggio; come può il nostro Eroe decidere, se è così affaccendato da questi innumerevoli impegni? Ecco che arriva in suo soccorso il grande politico, che lo prende sottobraccio, gli parla a slogan, unica lingua a lui comprensibile, e gli dice per chi votare. Il successo è assicurato!


È chiaro che il ritratto da me maldestramente eseguito del Moderato è lo stesso del cosiddetto Italiano Medio, è palese che siano la stessa persona; il Moderato è moderato in tutto meno che nei suoi interessi, è quello che desidera il SUV ultimo grido, la casetta sulla spiaggia, la prostituta nella periferia della sua città e l’immigrato lontano dal suo paese ma non perde mai l’occasione di piangere miseria, condannare la promiscuità, assumere un operaio di colore in nero nella sua fabbrichetta e di cercare sempre la scappatoia in tutto.
Ora che ho finito con i luoghi comuni posso iniziare con il mio sfogo: ho scritto queste confuse righe perché sono stanco di vedere sempre le solite facce, il cambiamento, quello vero, non si fa con moderazione, non si è mai fatto nulla con la moderazione, ve lo immaginate Cristoforo Colombo che tratta con la regina Isabella di Castiglia con moderazione? Cosa avrebbe ottenuto? Forse una caravella e una barca a remi.
La situazione attuale non può essere gestita con moderazione, i cambiamenti sociali negli anni ’70 sono avvenuti con degli scontri duri, a volte furiosi, a volte eccessivamente violenti, ma hanno portato alla costituzione di uno stato moderno e un po’ più giusto ed egualitario, se si vuole guidare il cambiamento ma con moderazione non si va da nessuna parte, la moderazione verrà poi dal compromesso fra le parti in competizione e sarà il risultato del processo di cambiamento.

Probabilmente sono troppo ottimista ma non posso farci nulla, così sono e così mi piace essere.

martedì 2 aprile 2013

Il contesto è importante!


Mi sto rendendo conto che spesso non parlo la stessa lingua di chi ho attorno, anche stasera ho avuto una interessante conversazione con una amica avente per tema l’olocausto.

Le argomentazioni a confronto erano due: la sua del “perché nessuno ha fatto niente” equivalente al “perché nessuno si è ribellato” e la mia del “l’olocausto (e i drammi della seconda guerra mondiale) si è verificato perché il momento storico era favorevole affinché si arrivasse a quelle conclusioni”. Non sono qui a scrivere per trattare l’argomento dell’olocausto perché sono certo che lo affronterei in maniera imprecisa ma vorrei piuttosto concentrarmi su questo fatto: la contestualizzazione è spesso trascurata, rimandata ad un qualche astratto sapere universale.

Il mio approccio relativista e fenomenologico agli eventi sociali mi porta ad osservare il mondo il più possibile con gli occhi dell’altro, a comprendere perché l’altro compie alcune azioni e non altre e a esprimermi a riguardo di queste azioni solo al termine del “processo” analitico. Ritengo (forse con un pizzico di superbia) che questo modo che ho di osservare i fatti stia diventato ormai una necessità dell’uomo del XXI secolo anche solo per affrontare conversazioni al bar dei vari fatti che accadono qua e là nel mondo globale; non basta più guardare i fatti dalla finestra della propria camera ma cercare - per quanto a volte sia molto difficile – di guardarli da una posizione più ravvicinata, più interna all’evento.

Sono sicuro che chi sta leggendo si starà ponendo la classica domanda “va bene, quindi così giustifichi tutti” e invece no; non giustifico né tantomeno assolvo, semplicemente cerco di far luce su quello che ogni giorno accade attorno a me nel tentativo di spiegare a me stesso perché le persone commettano azioni così assurde e immotivate nonostante sappiano, o presumo che sappiano, i rischi a cui vanno incontro.

Vorrei quindi che chi legge queste poche righe provi a chiedersi “perché questo?”, che si ponga la più ovvia delle domande e cerchi, guidato da questo interrogativo, a indagare la storia che si nasconde dietro gli occhi di l’azione l’ha compita.

martedì 8 gennaio 2013

Religione cattolica, religione di stato laico!




Questo sketch dello spettacolo teatrale Recital di Corrado Guzzanti, andato in onda su La7, ha scatenato le ire del presidente dell’Aiart (Associazione italiana ascoltatori radio e televisione) onlus creata nel 1954 per iniziativa di Azione Cattolica.
Qui di seguito la nota del presidente dell’Aiart: «Siamo stati sollecitati da telefonate e mail per il Recital "di e con Guzzanti" andato in onda ieri sera su La7 in prima serata. Il programma è offensivo dei sentimenti religiosi dei cattolici e, più in generale, di quanti liberamente professano una confessione religiosa. Guzzanti, credendo di fare satira, appare vestito da Cardinale, e irride alla Trinità, alla Madonna di Lourdes, al Vangelo, alla Chiesa, al Pontefice e con battutacce da caserma 'liquida' le posizioni della Chiesa sulla bioetica. Abbiamo dato mandato al nostro legale avvocato Caltagirone di presentare denuncia alla Procura della Repubblica di Roma. Per un'ora vomita falsità e dileggio alla Chiesa, offendendo il sentimento religioso dei telespettatori. L'Aiart chiederà al Consiglio nazionale utenti, nella prossima assemblea plenaria, di presentare un esposto all'Agcom perché accerti violazioni e sanzioni di questo programma, che non ha niente a che vedere con la satira e con lo spettacolo. A La7 l'Aiart chiede di sospendere il programma che, pensiamo, discrediti la stessa emittente che, con i suoi programmi, tanta credibilità ha acquisito tra i telespettatori».
Prima di vedere lo sketch ho letto la dichiarazione del presidente dell’Aiart Borgomeo e sono rimasto incuriosito da ciò che avrei potuto trovare del resto le parole da lui utilizzate sono forti. Cosa avrà mai detto di così grave Guzzanti?
Guardo i due video dello sketch incriminato e trovo satira (del resto, in uno spettacolo satirico ci si aspetta di trovare della satira), molta satira sui vari aspetti più contraddittori della religione cattolica ma una reazione così mi sembra esagerata. Esporre denuncia e minacciare sanzioni per uno sketch satirico mi sembra eccessivo e potrebbe costituire, in caso l’Agcom lo ritenga offensivo, un pericoloso precedente che possa minare ulteriormente la già limitata libertà di parola.
Vorrei poi considerare un altro punto, quante volte nei salotti televisivi, c’è un prelato di vario grado che parla di bioetica, aborto, concepimento e tutti quegli aspetti della vita che un uomo di chiesa non potrà mai essere interessato direttamente? E quante di queste volte io, da laico, mi sono sentito offeso, infastidito o indignato dalle parole sentite pronunciare ma che ho, poi, sempre inteso nei termini della libertà d’opinione e quindi tollerato? (Anche nei casi estremi in cui un prete esprime la sua opinione sui comportamenti femminili provocatori nei confronti degli uomini).
Dov’è la laicità in questa Italia? Perché non possiamo istituire la religione cattolica come religione di stato? Almeno noi laici la smetteremmo di inalberarci per questo tipo di questioni, i cattolici vedrebbero tutelate le loro idee per legge e si smetterebbe di sputare sulla cara Costituzione, sempre più malridotta.
Chiedo scusa per questo sfogo, l’intento di questo blog è quello di raccogliere qualche pensiero, qualche aneddoto e qualche mia considerazione sulle più varie questioni della vita di tutti giorni e non di pubblicare crociate personali ma questa volta ci tenevo a esprimere il mio dissenso per questi fatti che purtroppo risultano ancora molto frequenti.
Fonte: http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=38004&typeb=0&06-01-2013--Integralisti-all-attacco-Guzzanti-e-blasfemo

sabato 8 dicembre 2012

E basta un sorriso



Una minuscola smorfia, appena percettibile, e un viso cambia completamente. Questo sorriso e una frase un poco sgrammaticata mi fecero conoscere una nuova compagna di corso: una ragazza normale, normalissima, come tante altre ma con un “non-so-che”.
Finalmente sta per terminare la lezione e inizio già a immaginarmi come il suo Virgilio nell’inferno dell’”istituzione Bicocca” e infatti finisce la lezione e ci scambiamo subito poche parole una di queste è la su richiesta sul dove siano collocate le macchinette. A questa domanda non posso non mostrarle la strada e la accompagno alle macchinette. Durante il tragitto, come è ovvio, le inizio a spiegare “la Bicocca” ma mi interrompo presto, la curiosità è troppa, devo chiederglielo: Di dove s…
Non faccio in tempo a finire la frase che me lo dice lei: è francese. Da qui la conversazione prosegue a fiume, devo conoscere la sta storia! È una ragazza francese trasferitasi in Italia per stare più vicina al moroso che abita a “soli” 150 Km da Milano. Niente Erasmus ma all’avventura più completa con tutte le difficoltà che si possono incontrare nel trasferirsi in un altro paese, in un’altra università, lontani da casa e da tutto e avere l’unico riferimento ad un paio d’ore d’auto da Milano. Incredibile.

Questo fatto dapprima mi ha lasciato sorpreso e un po’ incuriosito ma poi a casa ho capito, ho capito il suo sguardo, il suo sorriso e la luce nei suoi occhi. Quello è lo sguardo della giovinezza, ho visto lo sguardo della giovinezza negli occhi di quella ragazza così normale ma così diversa.
Uno sguardo così non si può non riconoscerlo, è lo sguardo del “ma chi se ne frega, io c’ho 20 anni!”, che si concretizza poi in quella avventura, correre a inseguire un amore lontano; quello è lo sguardo che ogni 20enne dovrebbe avere e invece, quando osservo lo sguardo dei vari miei coetanei che posso incrociare sul treno, trovo solo sguardi spenti, apatici, come quelli di un qualsiasi cinquantenne stanco o di chi ormai dalla vita ha già avuto tutto e sopravvive soltanto nella speranza che qualche cosa gli accada; vedo solo sguardi senza futuro ovunque senza più speranza, senza nemmeno più un’illusione di vita.

È questa la differenza che ho notato, un semplice sguardo mi ha fatto capire chi siamo noi: un paese senza più speranze, desideri, volontà e sarà così finché non si riuscirà a ritrovare l’orgoglio per la propria giovinezza e far si che essa diventi il motore per il cambiamento.

giovedì 25 ottobre 2012

VOTA CHI LEGGE!



Vorrei fare una piccola premessa: l’idea iniziale di questo blog era di raccogliere riflessioni conseguenti a ciò che in prima persona vivo con amici e compagni di corso, ma ieri sera è accaduto qualcosa in famiglia che vorrei raccontare.
Come tutte le sere, cenavamo a tavola davanti alla TV ed in onda c’era il solito programma-spazzatura col quale il digitale terreste allieta le nostre serate in famiglia. Quel genere di palinsesto non mi soddisfa per nulla, ma per evitare le solite accuse di essere un rompiscatole resto zitto e mi concentro sul mio piatto. Almeno finché parte la pubblicità, quando, con una mossa fulminea, e sfruttando il calo dell’attenzione conseguente, cambio canale, passando ad uno notiziario. Il babbo si accorge immediatamente del mio “attentato” e commenta così: “Uff… ancora?” visibilmente scocciato, (ricca di significato è stata infatti l’espressione che ha accompagnato queste parole). A questo punto mi è sorto spontaneo chiedere come lui si informi su ciò che accade nel mondo. Del resto quest’oggi nessun telegiornale è stato seguito durante il pranzo e, che io ricordi, nemmeno durante la cena di ieri. La sua risposta è rapida: “Io ne ho visto uno stamattina e poi guardo Sky tg24, dove danno più notizie”. Così ho scoperto che mio padre riesce guardare il telegiornale dormendo, visto che quando si siede di fronte alla TV della mansarda crolla come un orso in letargo.
Dopo questa lunga ma necessaria introduzione, arriva la mia riflessione: come possono persone come mio padre prendere decisioni serie e ragionate su come meglio esercitare il proprio diritto di voto? Perché si è arrivati a questo? Anche se forse, dopo questa mia “sparata”, mi si potrebbe accusare di arroganza nei confronti di chi non si informa, sono certo che si potrebbe sviluppare un interessante dibattito su uno dei diritti più importanti ma allo stesso tempo più sottovalutati della partecipazione civile attiva.
Difficile tirare conclusioni risolutive nel post di un blog. Quello di cui sono certo che questo atteggiamento menefreghista nei confronti di ciò che succede appena fuori la porta sia sempre esistito e che sia incrementato in questi ultimi tempi come difesa inconscia ai continui bombardamenti mediatici operati da mass media che scelgono sempre le notizie più sciocche. Ma non per questo va giustificato, anzi, individuarne la causa può essere un punto di partenza per la ricerca di una soluzione.